Il Bertolotti nelle sue “Passeggiate nel Canavese – Vol. V – 1871″ sostiene che, il “nome del paese può essere derivato dal recinto dei primi casolari, avendosi Cinctum per murorum ambitus”. La Chiesa parrocchiale di Cintano, la più antica della valle, raggruppò la popolazione di Villa e Sale, un tempo comuni, sino al secolo scorso.
Il torrente Piova, che trae le sue origini dai versanti meridionali della Punta Verzel (m 2406), lo bagna in tutta la sua lunghezza.
A Cintano è possibile visitare il Santuario di Piova dedicato alla Beata Vergine delle Grazie, è uno dei più conosciuti e rinomati di tutta la Valle Sacra.
Le origini e la struttura della chiesa sono settecentesche con poche modifiche nell’800, la facciata principale si collega con un porticato dove alloggiano diverse statue costruite in terracotta, la fabbrica delle statue nacque attorno alla cappella per volontà di Filippo San Martino di Agliè.
L’intera superficie è rivestita da prati permanenti, pascoli e boschi, che le conferiscono un’immagine pittoresca. Le mandrie al pascolo, con il suono dei loro campani, conferiscono serenità all’ambiente, già naturalmente dolce e riposante, ed accentuano, nonostante le quote relativamente modeste, il carattere alpino del luogo.
La cappelletta dedicata a S.Ignazio, detta del “Malpasso“, è il luogo che la tradizione vuole legato ad un episodio in cui compare come personaggio il basilisco considerato un rettile favoloso che uccideva con lo sguardo, in realtà un innocuo lucertolone con una cresta a corona sul capo e lungo il dorso. Il luogo, m.778, su cui poggia l’edificio religioso, è veramente pittoresco tant’è che vi è stata realizzata un’apposita area attrezzata ad uso pic-nic.
Il basilisco, anche detto basalisco, basalischio e basilischio, spesso confuso con la Cockatrice, è rappresentato come un serpente alato, che ha testa e zampe di gallo e occhi dallo sguardo che uccide. Il suo nome deriva dal greco antico e, secondo Plinio, ha probabilmente a che fare con il nome attribuito al velenoso serpente coronato, detto “ basiliskos ”, o anche “ regulus ” ( piccolo re ) per via delle macchie chiare che ha sulla testa che danno l’idea di una coroncina. Il primo basilisco nasce quando un vecchio gallo (nero) depone un uovo che viene covato nel letame da un serpente o da un rospo. Il basilisco dimora in grotte, sotterranei e pozzi, dove si dice custodisca tesori. Il suo soffio è velenoso e il suo sguardo mortale, ma lo si può sconfiggere mettendogli davanti uno specchio e facendolo così morire del suo stesso sguardo. Può anche essere ucciso dalle donnole.
Come la maggior parte di questi leggendari esseri misti, la figura del basilisco ha origini orientali. Secondo Plinio vive in Libia, ma è molto diffuso anche in Egitto. Nella Bibbia il basilisco compare come un serpente velenoso, mentre Isidoro di Siviglia lo definisce “ regulus volans ” e Ugo di San Vittore, nel suo libro dei salmi, lo chiama “ rex serpentium ” ( re dei serpenti ). In Occidente è Santa Ildegarda di Bingen ( 1098-1179 ) che, nel suo Physica, descrive per la prima volta il basilisco come un essere che nasce dall’ uovo di gallo o di serpente covato da un rospo. Anche Pierre de Beauvais sostiene che il basilisco nasce dall’uovo di un gallo e che per difendersi da lui basta mettersi sotto una campana di cristallo che non lasci passare il suo soffio avvelenato. Questa immagine è rappresentata su un capitello della chiesa di Vézelay.
Nel 1474 il Consiglio di Basilea condannò a morte un gallo di undici anni che, a quanto si diceva, aveva deposto un uovo. La bestia fu decapitata il 4 agosto, il suo corpo fu bruciato e anche il suo presunto uovo fu dato alle fiamme. Questi processi a carico di animali sono documentati più volte nella storia: essi venivano intentati soprattutto con la motivazione che il comportamento della bestia ( in questo caso il deporre uova ) era contro natura e quindi opera di Satana.
Una leggenda locale viennese parla di un basilisco che viveva in un pozzo della Schonlaterngesse, dove ancora oggi si può vedere la sua riproduzione.